REGIONE – Coldiretti: Produzione miele in forte calo, colpa del cambiamento climatico

Nella giornata internazionale delle api istituita il 20 maggio nel 2017 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in onore di Anton Jansa, pioniere nel XVIII secolo delle tecniche di apicoltura moderne, Coldiretti Lazio, stima nella nostra regione una resa produttiva del 40% in meno rispetto allo scorso anno. 

I dati sono stati elaborati dalla federazione regionale di Coldiretti su rilevazione dell’Osservatorio Nazionale Miele. Una diminuzione determinata della fioritura già scarsa degli agrumi e in ritardo, ma soprattutto dalle condizioni climatiche con temperature fredde rispetto alla norma e le abbondanti piogge.

Il calo delle produzioni nazionali di miele determinato dai cambiamenti climatici ha lasciato spazio alle importazioni dall’estero che nel 2022 sono cresciute del +12% per un quantitativo di oltre 26,5 milioni di chili, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare. 

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della giornata mondiale delle Api nel sottolineare che secondo l’indagine “From the hives” del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione europea fra i campioni di miele importati nella UE fra il 2021 e il 2022, quasi 1 su 2 (46%) è sospettato di adulterazione. 

Per questo i giovani della Coldiretti Lazio si sono mobilitati con la campagna “God save the bees – Meno api meno futuro” a sostegno del #mieleitaliano.

“Nel Lazio sono presenti oltre 39.200 alveari e gli apicoltori più di 1.100 – spiega Danilo Scenna, delegato Giovani Impresa Coldiretti Lazio – Un settore che dà lavoro a tanti nuovi giovani e che traina anche lo sviluppo di nuove professioni, come il sommelier del miele che guida i consumatori a riconoscerne le caratteristiche, arrivando anche a capire da quale pianta o fiore è stato prodotto”. 

In crescita la presenza di giovani con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 9% negli ultimi cinque anni secondo un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere.

“Le difficoltà delle api – prosegue Scenna — sono un pericolo grave per la biodiversità, considerato che quelle  domestiche e quelle selvatiche, sono responsabili del 70% della riproduzione di tutte le specie vegetali e rappresentano un indicatore dello stato di salute dell’ambiente”. 

Le api servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Infatti ben 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele e sono in grado di salvare il 75% dell’agricoltura italiana.

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