FROSINONE – Limitazioni alla circolazione dei Diesel, Legambiente: Ci siamo
Lo stop alla circolazione dei veicoli Euro 4 diesel è vicino e non è più il momento di proroghe. Le ordinanze regionali che prevedevano il blocco per le auto più inquinanti erano in programma dal 1° ottobre, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso hanno subìto uno slittamento a gennaio 2021. L’accordo sul blocco degli Euro 4, firmato dal Ministero dell’Ambiente e dalle quattro Regioni che fanno parte del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), mira a ridurre l’inquinamento e dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le considerevoli sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città.
Eppure, non è prevista una data limite per tutte le regioni: nei mesi scorsi era stata preannunciata la data del 1° gennaio per Veneto e Piemonte, mentre Lombardia ed Emilia Romagna avevano preannunciato il blocco a partire dall’11 gennaio 2021. E già ci sono le prime avvisaglie di richieste di rinvio e strumentali polemiche politiche.
“Le regioni avevano chiesto il posticipo dell’entrata in vigore della misura con la scusa della riduzione delle emissioni complessive rispetto all’ordinario dovute al lockdown – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente -. Una scusa poco fondata, perché la pandemia da Covid non è una buona ragione per allentare la guardia sull’inquinamento: entrambi sono da considerarsi, purtroppo, una causa importante di co-morbilità, che ha portato al decesso prematuro di decine di migliaia di persone nel corso del 2020. La pandemia è una ragione di più per stoppare subito i diesel Euro 4 e veicoli più inquinanti, in tutte le città inquinate d’Italia. Seguirà poi lo stop agli Euro 5, previsto nel 2025.”
L’inquinamento causato da un Euro 4 diesel è allarmante. Le emissioni di ossidi d’azoto (NOx), inquinanti chiave dei diesel in città e precursori del particolato PM10 provenienti da una sola auto a gasolio Euro 4 sono comparabili a quelli di 7 diesel più recenti (con omologazione 2020) o a 20 auto a benzina nuove. Non va meglio con le auto diesel Euro 5, protagoniste dello scandalo sulle emissioni “Dieselgate”, che saranno le prossime a non dover più circolare nelle nostre città. Per questo, chi compra oggi un’auto a combustione (diesel o benzina), anche quelle recentemente incentivate dal governo (sotto i 135 grammi di CO2/km), è utile che metta nel conto che tra una decina d’anni non potrà più circolare in città, come succede oggi con gli Euro 4, che erano stati fortemente incentivati nel 2007.
Quanti saranno i veicoli fermi da gennaio 2021 nelle città più inquinate d’Italia? I vecchi diesel Euro 4, auto e camion, circolanti nelle regioni del nord, che non potranno più circolare di giorno all’interno delle principali città della Pianura Padana, sono 1,6 milioni (secondo le stime di inizio anno): ma si tratta di meno del 10% dell’intero parco di veicoli circolanti nelle 4 regioni, che ammonta a 17 milioni di mezzi.
Per quanto riguarda Frosinone città, con un parco di 39.726 veicoli, da gennaio si dovranno fermare 5.387 auto e furgoni diesel Euro 4, da aggiungere ai 4.557 veicoli Euro 0 e ai 5.499 diesel Euro 1, 2 e 3 che avrebbero dovuto fermarsi già dallo scorso novembre, come negli inverni passati. Si tratta del 13,5% del circolante in città, il cui ultimo modello è stato venduto prima del dicembre 2010.
“L’inadempienza dell’amministrazione comunale del capoluogo ciociaro, peraltro, è ancora più grave se si pensa che il Comune ha deliberatamente disatteso l’aggiornamento del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria adottato dalla Regione Lazio nell’agosto 2020, cioè in piena pandemia – dichiara Stefano Ceccarelli, Presidente del Circolo “Il Cigno” di Frosinone -. Il piano prevede infatti la limitazione della circolazione dei veicoli privati ad alimentazione diesel fino ad Euro 4 compresa, da applicarsi dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 18:30 dal 1° novembre al 31 marzo in tutte le città con popolazione superiore a 10.000 abitanti che hanno riscontrato superamenti dei valori limite del PM10 o del NO2 (art. 15 delle Norme di Attuazione). La totale assenza di provvedimenti di limitazione al traffico veicolare decisa dall’Amministrazione Ottaviani per questo inverno è dunque ingiustificata, sconcertante e inaccettabile se si pensa alle ben note croniche criticità della qualità dell’aria in quella che è una delle città più inquinate del centrosud: basti pensare al gran numero di sforamenti dei valori limite giornalieri per i PM10 registrati specialmente nella centralina ARPA dello Scalo e ai valori spesso significativamente elevati degli ossidi di azoto e del benzene.”
La connessione fra inquinamento atmosferico e mortalità ha mosso di recente un grande passo avanti.
Un tribunale inglese ha emesso il mese scorso una sentenza storica, riconoscendo lo smog come concausa della morte di Ella Kissi-Debrah, una bambina di 9 anni, scomparsa nel 2013 in seguito all’ennesimo attacco d’asma. A distanza di 7 anni, sia il giudice che il medico legale hanno riconosciuto che i livelli di biossido di azoto (NO2) vicino alla casa della bambina superiori ai valori indicati dalle linee guida dell’OMS e dell’Unione Europea, abbiano contribuito all’aggravamento della situazione sanitaria della bambina. Una sentenza che potrebbe portare nei prossimi anni ad avere numerose cause da parte dei cittadini nei confronti del decisore pubblico in quei territori dove i limiti non vengano rispettati.
Anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, lanciato lo scorso ottobre, è emerso chiaramente come l’85% delle città capoluogo in Italia non abbia rispettato sistematicamente gran parte dei limiti suggeriti dall’OMS per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e le emissioni di ossidi di azoto (NO2) tra il 2014 e 2018. Anni in cui i report dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) segnalavano l’Italia come la nazione con il maggior numero di morti premature dovute all’eccessivo inquinamento atmosferico, stimabili in oltre 60mila all’anno.
Legambiente Frosinone